Ero in mezzo al mare da qualche parte tra Vulcano e Stromboli nell’estate del 2014 quando ho sentito parlare per la prima volta di Pole Dance. La mia vicina di viaggio era una ragazza cilena di origine italiana in vacanza con il suo compagno. Durante l’escursione ad un certo punto ci raccontiamo:
Io: “A quarant’anni ho cambiato vita. Prima recitavo, ora dipingo”
Lei: “A quarant’anni ho cambiato vita. Prima dipingevo ora insegno Pole Dance”
Sul mio volto dev’essersi stampato un grande punto interrogativo perché mi ha subito spiegato di cosa si trattava. E credo in quel preciso momento di aver deciso che io avrei provato Pole Dance.
Due anni più tardi, preparando la mostra per Dayton, OH, dipingo tre Pole Dancer spettinate, senza nessun apparente motivo.
Nello stesso periodo riallaccio i rapporti con la mia amica ed ex insegnante di tip tap che mi dice che adesso sta studiando Pole Dance. Tornata dagli Stati Uniti conosco l’unica altra ragazza che come me un anno prima è andata in vacanza a Serravalle Langhe e scopro che anche lei prende lezioni di Pole Dance.
A questo punto il trittico è completo: ho dipinto tre Pole Dancer quando ancora ne conoscevo soltanto una e alla fine ne ho incontrate altre due.
Un’altra storia di coincidenze, di arte che precede la realtà e di realtà che imita l’arte.
Martedì sono andata alla mia prima lezione di Pole Dance ad Alba . Divertimento puro. Soprattutto per Lisa, la mia insegnante, nel godersi le mie facce.
Dedico i miei Wine on paper, anche quella che ora fa parte di una collezione privata in Ohio,
alle vere “ballerine del palo”:
Arianna Rosso, Marta Costamagna e Alessandra Bianco.
PS: sì, ho photoshoppato le mie foto. Ho aggiunto ciccia!